Il rating come strumento etico.
Il “Rating di legalità” è il sistema di valutazione delle imprese entrato in
vigore in data 2.1.2013, approvato dall’AGCM con delibera del 14.11.2012,
pubblicata sulla G.U. n.294 del 18.12.2012 e successivamente modificata ed
integrata, in attuazione dell’art.5 ter del d.lg. n. 1/2012 […]
La violazione della normativa comunitaria che disciplina l’utilizzo di sostanze chimiche nella filiera del tessile e della moda può dare corso, oltre che ad una contestazione in sede civile, al sorgere di una responsabilità penale per la commissione di quei reati presupposto individuati dal d.lgs. 231/2001. Nel mondo della moda, infatti, spesso vengono impiegate sostanze dannose per i lavoratori e per i consumatori finali del prodotto, con il rischo per l’impresa – significativo e spesso sottovalutato – di subire una contestazione penale per lesioni colpose, omicidio colposo, frode in commercio a carico delle persone fisiche responsabili dell’accaduto e di responsabilità amministrativa dipendente da reato a carico della società nel cui interesse e vantaggio il fatto-reato è stato realizzato.
L’opportunità offerta dal legislatore alle industrie di questo settore con l’introduzione nel catalogo 231 delle fattispecie relative alla violazione delle norme sulla produzione e commercio è quella di analizzare i processi e verificare il proprio sistema di controllo interno, al fine di valutare se lo stesso sia adeguato alle nuove sfide che la globalizzazione e il progresso tecnologico presentano.
Il seguente contributo intende offrire una panoramica dei reati che hanno ad oggetto la produzione e la messa in commercio di prodotti che, per loro natura, possono coinvolgere le aziende del tessile e della moda: lo scopo è quello di segnalare le aree maggiormente a rischio e descrivere i presidi di controllo interno che, se implementati, possono ridurre il realizzarsi delle fattispecie di reato in questione.
A causa del perdurare della crisi economica sulle sorti del Paese, uno dei reati
che, nel recente periodo, è frequentemente […]
Il Tribunale delle libertà di Lecce, a seguito dell’appello proposto dalla difesa di una società alla quale era stata notificata una ordinanza di applicazione di misure cautelari e interdittive, con la quale il Giudice per le Indagini preliminari aveva applicato la misura interdittiva con contestuale decreto di sequestro preventivo, con esclusione da agevolazioni, […]
Prime riflessioni in merito alla possibilità di estendere ai beni della società il sequestro preventivo per equivalente destinato alla confisca dei beni dell’imprenditore per la commissione dei reati di cui agli articoli 10bis e 10ter del D. lgs. 74/2000.
Come cambia la responsabilità della persone giuridiche per il reato di autoriciclaggio, di cui all’art. 648-ter.1 c.p., commesso nel loro interesse e/ vantaggio dai soggetti apicali o sottoposti.
Con l’ordinanza depositata il 3 marzo 2014, il G.u.p. presso il Tribunale di Lecce ha rigettato la richiesta di revoca di una misura interdittiva, applicata cautelarmente ad una società, invocata dai difensori dell’ente per il naturale decorso del termine di 6 mesi individuato nella ordinanza applicativa […]
la mancanza, nel D. Lgs. in parola, di qualsivoglia riferimento alla costituzione di parte civile e delle altre facoltà che, invece, le sono attribuite nel codice di procedura penale, ha dato vita ad un acceso dibattito giurisprudenziale e dottrinale.
La domanda a cui si è cercato di rispondere è se la mancanza di un espresso richiamo alle norme sulla parte civile e le altre parti eventuali del processo penale (art. 185 c.p. e 74 c.p.p.) significhi che esse debbano automaticamente essere estromesse dal processo o se, al contrario, si possa comunque ammetterne l’applicazione sulla base della previsione dell’art. 34, “norma di apertura” del sistema ex D. Lgs. 231/2001.
La Corte di Cassazione, chiamata ad affrontare il tema per la prima volta nel 2012[1], ha statuito che la costituzione di parte civile del processo instaurato per l’accertamento della responsabilità da reato dell’Ente non è ammissibile “atteso che non è previsto dal D. Lgs. 231/2001, e l’omissione non rappresenta una lacuna normativa, ma una consapevole scelta del legislatore”.
[1] Cass. Pen, Sez. VI 5 ottobre 2010, n. 2251.
Il ruolo e la responsabilità dell’Organismo di vigilanza, nominato ai sensi dell’art. 6 del D. Lgs. 231/2001, alla luce delle recenti previsioni normative e della giurisprudenza sviluppatasi in materia.
Il ruolo ibrido dell’Organismo di Vigilanza nella attività di controllo del rispetto dei protocolli ambientali volti ad evitare la commissione dei reati ambientali da parte delle società, coinvolte nel procedimento penale a carico dell’amministratore.
Il commento ad una delle primissime contestazioni mosse, ai sensi del D. Lgs. 231/2001, ad una società per comportamenti posti in essere dagli amministratori in violazione delle norme di legge di cui agli articoli 137 e 256 del testo unico ambientale D. Lgs. 152/2006.
La responsabilità amministrativa delle società per i reati di violazione del diritto d’autore commessi da soggetti apicali e sottoposti dell’ente medesimo.
Articolo edito sulla Rivista231 (n. 3/2012) a firma dell’Avv. Michele Bonsegna e dell’Avv. Andrea Milani.