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Omicidio coniugi di Porto Cesareo: anche in Appello chiesto il carcere a vita per Vincenzo Tarantino

tribunale lecce 2

Il 52enne di Manduria è accusato di rapina e duplice omicidio volontario aggravato dalla crudeltà dei coniugi Luigi Ferrari e Antonella Parente, assassinati nella loro casa di Porto Cesareo la notte tra il 23 e il 24 giugno di un anno fa.

Porto Cesareo. Si conclude con la richiesta di condanna del carcere a vita per Vincenzo Tarantino l’udienza odierna del processo di Appello sul duplice omicidio di Porto Cesareo. I coniugi Luigi Ferrari e Antonella Parente furono assassinati nella loro casa, la notte tra il 23 e il 24 giugno di un anno fa.

Il vice procuratore generale Claudio Oliva ha, dunque, chiesto la conferma della sentenza  di primo grado per uno dei delitti più efferati avvenuti negli ultimi anni in Salento.

Il Pg ha ripercorso l’intera vicenda, confutando i motivi d’appello della difesa che si basavano sulla mancanza di prove dirette e sull’ipotesi di un quadro accusatorio indiziario, nonché sull’incapacità d’intendere e di volere dell’imputato.

Il dottor Oliva ha evidenziato la colpevolezza di Tarantino oltre ogni ragionevole dubbioinvocando, al termine della requisitoria, la pena dell’ergastolo per duplice omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e rapina.

Subito dopo, hanno preso la parola i difensori delle parti civili gli avvocati Giuseppe, Michele e Giulia Bonsegna, Vincenza Raganato, Fiorino Ruggio e Gianluca Coluccia che si sono allineati alla richieste del pm. In particolare, hanno evidenziato due circostanze che “inchioderebbero” Tarantino. Anzitutto nel corso di una conversazione in carcere con il fratello, l’imputato gli avrebbe chiesto di recuperare la cassaforte dal luogo indicato. Ci sarebbe poi un’altra intercettazione tra lo stesso Tarantino ed un uomo che era stato inizialmente sospettato e convocato presso la caserma dei carabinieri, assieme a lui. Nel corso del dialogo intercorso tra i due nella sala di attesa, il presunto complice riferì a Tarantino la frase “Che hai combinato, rischi 30 anni“.

La prossima udienza è stata fissata per il 18 luglio. Discuteranno i difensori di Tarantino, gli avvocati Antonio Savoia e Giada Tarantino. Subito dopo i giudici della Corte di Appello, Presidente Vincenzo Scardia, a latere Antonio Del Coco, si riuniranno in camera di consiglio per la sentenza.

Ricordiamo che il 22 dicembre dello scorso anno, il Gup Michele Toriello ha inflitto al 52enne di Manduria, Vincenzo Tarantino, la pena dell’ergastolo. Il giudice nel processo celebratosi con rito abbreviato, ha accolto pienamente la tesi dell’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Giuseppe Capoccia. Agli atti processuali, vi era anche la consulenza dello psichiatra Domenico Suma (disposta dal gup) che avrebbe escluso a carico dell’imputato patologie in atto, quando si consumò l’efferato omicidio. Il processo si è celebrato in abbreviato condizionato proprio da una perizia psichiatrica.

Nell’udienza scorsa, invece, il pm Giuseppe Capoccia in una dura requisitoria  ha ricostruito le varie tappe della vicenda. Anzitutto ha esordito affermando di non avere mai assisto, nella sua attività di pubblico ministero, ad una scena tanto cruenta come quella che gli si presentò ai suoi occhi, a casa dei coniugi brutalmente assassinati. Il pm ha poi ripercorso le tappe investigative che portarono all’arresto di Tarantino. La cassaforte scardinata dall’abitazione e poi ritrovata lo scorso aprile in una cava di sua proprietà. Un’altra prova di grande rilevanza, le tracce ematiche rilevate su di una banconota da 100 euro che fu ritrovata tra i contanti di un distributore di benzina di Avetrana ed era stata utilizzata dal 52enne di Manduria per comprarsi un panino, dopo il furto. Inoltre, nel bed and breakfast dove Tarantino aveva trascorso la notte successiva all’omicidio, furono trovate delle lenzuola sporche di sangue e tracce ematiche nel lavandino.

L’uomo venne arrestato a distanza di poche ore dalla scoperta dei cadaveri di Luigi Ferrari e Antonella Parente, da parte dei carabinieri del Nucleo investigativo. Stando a quanto emerso dalle indagini preliminari, il movente che avrebbe spinto Tarantino a compiere un così crudele omicidio (avrebbe utilizzato un piede di porco), sarebbe stato il rancore nutrito nei confronti della coppia. Il 52enne originario di Manduria, era spinto in particolare da un odio profondo nei confronti di Antonella Parente, ritenuta responsabile della fine della relazione di Tarantino con la nipote.

L’uomo, nelle sue convinzioni, era certo di non trovare nessuno in casa. Scoperto da marito e moglie, avrebbe perso la testa e li avrebbe così aggrediti e uccisi.

 

Articolo tratto da lecceprima.it e da liberonews del 27.06.2016

http://www.leccenews24.it/cronaca/omicidio-coniugi-di-porto-cesareo-anche-in-appello-chiesto-il-carcere-a-vita-per-vincenzo-tarantino.htm

http://247.libero.it/rfocus/26462166/20/massacro-di-porto-cesareo-nel-processo-d-appello-accusa-chiede-ergastolo/