X

IL LABIRINTO NORMATIVO A DANNO DELL’IMPRESA: Il Modello 231 come filo di Arianna

di Michele Bonsegna e Serena Miceli

Edito da Plenum e www.rivista231.it

Fino a vent’anni fa le società apparivano nell’immaginario comune come le grandi «immuni», perché non v’era pericolo che fossero coinvolte direttamente nei procedimenti che riguardavano i reati eventualmente addebitati ai propri amministratori o dipendenti.

Dal 2001, tuttavia, il legislatore ha invertito la marcia, introducendo nell’ordinamento la responsabilità amministrativa degli enti nascente dal reato commesso dalla persona fisica. Da lì in poi, l’avanzata legislativa avverso le società non si è fermata: si sono succedute una serie di misure che, a vario titolo, colpiscono l’attività societaria.

L’impresa, dunque, si è trovata dinanzi ad uno scenario inedito ed inaspettato: nel giro di pochissimi anni è passata dal non temer nulla – o comunque molto poco – a temere misure financo mortali. E non si ritenga l’aggettivo “mortali” quale iperbolico, perché non lo è affatto.

Il citato nuovo percorso legislativo cammina di pari passo con una mutata lotta all’infiltrazione mafiosa. Infatti, all’indomani delle stragi di Capaci e di Via d’Amelio ed in seguito a Tangentopoli, la mafia ha lentamente mutato pelle e volto. Ha scelto la strada dell’oscurità, si è nascosta dai riflettori pubblici, ha evitato le faide sanguinose e gli omicidi in piazza. Ha deciso di istruire i propri apicali e di farne ingegneri, economisti, contabili, in modo da accedere a nuovi business, primo fra tutti quello degli appalti pubblici.

Quando il nuovo sistema è venuto alla luce, il legislatore ha messo a punto un diverso metodo di contrasto e ha fortificato l’arsenale in risposta ai delitti contro la Pubblica Amministrazione. Si sono affastellate misure di ogni tipo, passando dall’inasprimento delle sanzioni propriamente penali alle regole di soft law, dall’istituzione di ANAC alla promulgazione del Codice Antimafia.

La lente d’ingrandimento, dunque, è stata rivolta alle imprese che operano con la Pubblica Amministrazione. Lo scopo dell’avanzata legislativa innanzi accennata è quello di evitare che le società che hanno rapporti con le PP.AA. subiscano una sorta di contaminazione mafiosa, tale da consentire alle organizzazioni criminali di infiltrarsi e di inquinare gli appalti pubblici, come è parso accadere negli scorsi anni.

A questo scopo, è stata appositamente introdotta la misura dell’“informazione antimafia interdittiva”.

Al tempo stesso, tuttavia, il legislatore ha previsto misure a carattere salvifico che, se applicate opportunamente, possono far ritornare l’impresa in bonis.

E’ in siffatto scenario che il presente contributo trova la sua culla e individua il Modello di organizzazione come Filo di Arianna capace di condurre la società fuori dal labirinto normativo a danno dell’impresa.